QUARTETTO INTROSPETTIVO - 2. Malinconia e Poesia

2. Malinconia e poesia

[due sonetti in analisi]

Freud scorgeva nel fenomeno malinconico una somiglianza con il fenomeno del lutto e del rimpianto per qualcosa di perduto. Si tratterebbe di una perdita che oltrepassa la concretezza dell'esistenza e viene collocata, da parte di Freud, nell'ambito della vita pulsionale, nella libido in senso lato. Come sottolinea Adler il bambino nasce in una condizione di inferiorità, si sente inerme, privo di risorse e sarebbe destinato a una fine atroce se le sue disperate richieste di aiuto non fossero soddisfatte da parte di un Altro che si prende cura di lui (la madre o un qualsiasi care-giver presente). Seguendo il pensiero di Freud e di Adler possiamo concludere che la condizione di inferiorità e di fragilità originaria che sperimenta precocemente il bambino, accompagnata dal terrore dell'abbandono da parte del care-giver (o più precisamente life-giver) costituirà il modello per le future esperienze malinconico-depressive.

Secondo Freud nella relazione tra il soggetto e l'oggetto di investimento libidico il soggetto è secondario. Quando l'oggetto manca, l'impossibilità di riversare l'investimento libidico su di esso determina una mancanza interiora di carattere profondamente ontologico e d esistenziale nel soggetto che si esprime in una aspirazione continua e indistinta e in una ricerca spasmodica dell'Altro/Oggetto.

L'incompiutezza, allora, si presenta come caratteristica basilare della persona malinconica. L'individuo è lacerato tra il proprio desiderio libidico verso l'oggetto e l'impossibilità di investimento. Infatti, il dramma dell'innamorato si potrebbe ricercare in questo pattern inevitabile (in gradi diversi tra diversi individui) costruito sulla precoce esperienza della minaccia continua e allucinatoria di separazione-perdita che subisce il bambino il quale, senza poterla comprendere per mancanza di mezzi e di maturità, è costretto ad assimilare la tensione conseguente e costruire un proprio apparato psichico. L'essere umano sperimenta eternamente una specie di condizionamento "amoroso" e, in base dei caratteristici livelli raggiunti di individuazione, attiva i suoi pattern di incompiutezza aspirando di investire la sua libido verso se stesso (narcisista) o verso l'Altro irraggiungibile (innamorato, malinconico o depresso).

Quando l'animo malinconico si dispera, la patologia prende sopravvento, l'umore si altera profondamente, la tristezza si acuisce e si aggrava e la nera depressione, che paralizza l'autostima, riduce all'estremo la voglia di fare e di agire, elimina gioia e piaceri, introduce pensieri negativi, aggressivi verso se stesso o il mondo intero.


Riva malinconica

I due sonetti riportati qui di seguito descrivono poeticamente due diversi stati malinconici che esprimono la depressione in due forme diametralmente opposte: il primo, di Fazio degli Uberti, dipinge l'immagine nera di un'implosione interna, uno dei sette peccati dell'anima -- l'accidia -- la quale, insieme all'estrema bassa autostima, rende chiara l'immagine completa di una depressione storica del '300.

Il secondo sonetto invece, di Cino da Pistoia, riversa all'esterno la negatività senza limiti della malinconia strettamente connessa ai pensieri di morte:


~ Fazio degli Uberti (1300 Pisa-1367 Verona)

E IO ACCIDIA SO', TANTO DA NULLA

E io accidia so', tanto da nulla,
che grama son di qualunque m'addocchia.
Per gran tristizia abbraccio le ginocchia,
e 'l mento su per esse se trastulla.

Cotal me son qual m'era nella culla;
non ho più piè, ne più mani, nè occhia:
gracido e muso, come una ranocchia,
scalza ed ignuda, co' la carne brulla.

A me non val esempio de formica:
deh odi s' i' son pigra, che gustando
el menar della bocca m'è fatica.

Insomma, quando vengo immaginando,
dico tra' miei pensieri tristi e 'nfermi:
"I' nacqui al mondo sol per darm' ai vermi".




~ Cino da Pistoia (Pistoia 1265 - 1337)

TUTTO CHE ALTRUI AGGRADA ME DISGRADA

Tutto che altrui aggrada me disgrada,
ed emmi a noia e 'n dispiacere il mondo.
Or dunque che ti piace? I' ti rispondo:
Quando l'un l'altro spessamente agghiada.

E piacemi veder colpi di spada
altrui nel viso, e nave andare a fondo;
e piacerebbemi un Neron secondo,
e ch'ogni bella donna fosse lada.

Molto mi dispiace allegrezza e sollazzo,
e la malinconia m'aggrada forte;
e tutto dì vorrei seguire un pazzo;

e far mi piaceria di pianto corte,
e tutti quelli ammazzar ch'io ammazzo
nel fier pensier là dov'io trovo morte.



Rose Noir

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