~ Se io... e altre poesie di Pessoa
di Fernando Pessoa
- Se io, ancor che nessuno,
Potessi avere sul volto
Quel lampo fugace
Che quegli alberi hanno,
Avrei quella gioia
Delle cose al di fuori,
Perché la gioia è dell'attimo;
Dispare col sole che gela.
Qualunque cosa m'avrebbe meglio
Giovato della vita che vivo -
Vivere questa vita di estraneo
Che da lui, dal sole, mi era venuta!
[Viaggiare! Perdere paesi!
Essere altro costantemente,
non avere radici, per l'anima,
da vivere soltanto di vedere!
Neanche a me appartenere!
Andare avanti, andare dietro
l'assenza di avere un fine,
e l'ansia di conseguirlo!
Viaggiare così è viaggio.
Ma lo faccio e non ho di mio
più del sogno del passaggio.
Il resto è solo terra e cielo.]
Versione originale in portoghese (16-9-1933) da "Cancioneiro":
SE EU...
Se eu, ainda que ninguém,
Pudesse ter sobre a face
Aquele clarão fugace
Que aquelas árvores têm,
Teria aquela alegria
Que as coisas têm de fora,
Porque a alegria é da hora;
Vai com o sol quando esfria.
Qualquer coisa me valera
Melhor que a vida que tenho -
Ter esta vida de estranho
Que só do sol me viera!
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
Contemplo il lago silenzioso
che la brezza fa rabbrividire.
Non so se penso a tutto
o se tutto mi dimentica.
Nulla il lago mi dice
né la brezza cullandolo.
Non so se sono felice
né se desidero esserlo.
Tremuli solchi sorridono
sull'acqua addormentata.
Perché ho fatto dei sogni
la mia unica vita?
(dal "Canzoniere")
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
Quasi anonima sorridi
e il sole indora i tuoi capelli.
Perché per essere felici
è necessario non saperlo?
Fernando Pessoa
(da "Poesie inedite")
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
NULLA
Gli angeli vennero a cercarla
La trovarono al mio fianco,
lì dove le sue ali l'avevano guidata.
Gli angeli vennero per portarla via.
Aveva lasciato la loro casa,
il loro giorno più chiaro
ed era venuta ad abitare presso di me.
Mi amava perché l'amore
ama solo le cose imperfette.
Gli angeli vennero dall'alto
e la portarono via da me.
Se la portarono via per sempre
tra le ali luminose.
É vero che era la loro sorella
e così vicina a Dio come loro.
Ma mi amava perché
il mio cuore non aveva una sorella.
Se la portarono via,
ed è tutto quel che accadde.
(da "Quattro lamenti")
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
Non sono nulla, non posso nulla,
non perseguo nulla.
Illuso, porto il mio essere con me.
Non so di comprendere,
né so se devo essere,
niente essendo, ciò che sarò.
A parte ciò, che è niente, un vacuo vento
del sud, sotto il vasto azzurro cielo
mi desta, rabbrividendo nel verde.
Aver ragione, vincere, possedere l'amore
marcisce sul morto tronco dell'illusione.
Sognare è niente e non sapere è vano.
Dormi nell'ombra, incerto cuore.
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
Amo tutto ciò che è stato,
tutto quello che non è più,
il dolore che ormai non mi duole,
l’antica e erronea fede,
l’ieri che ha lasciato dolore,
quello che ha lasciato allegria
solo perché è stato, è volato
e oggi è già un altro giorno.
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
ABDICAZIONE
Prendimi fra le braccia, notte eterna,
e chiamami tuo figlio.
Io sono un re
che volontariamente ha abbandonato
il proprio trono di sogni e di stanchezze.
La spada mia, pesante in braccia stanche,
l'ho confidata a mani più virili e calme;
lo scettro e la corona li ho lasciati
nell'anticamera, rotti in mille pezzi.
La mia cotta di ferro, così inutile,
e gli speroni, dal futile tinnire,
li ho abbandonati sul gelido scalone.
La regalità ho smesso, anima e corpo,
per ritornare a notte antica e calma,
come il paesaggio, quando il giorno muore.
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
Furtiva mano di un fantasma occulto
fra le pieghe del buio e del torpore
mi scuote, e io mi sveglio, ma nel cuore
notturno non trovo gesto o volto.
Un antico terrore, che insepolto
porto nel petto, come da un trono
scende sopra di me senza perdono,
mi fa suo servo senza cenno o insulto.
E sento la mia vita di repente
legata con un filo di Incosciente
a ignota mano diretta nell'ignoto.
Sento che niente sono, se non l'ombra
Di un volto imperscrutabile nell'ombra:
e per assenza esisto, come il vuoto.
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
DEMOGORGONE
Nella strada piena di sole vago ci sono case immobili e gente che cammina.
Una tristezza piena di terrore mi gela.
Presento un avvenimento dall'altra parte delle frontiere e dei movimenti.
No, no, questo no!
Tutto, salvo sapere cos'è il Mistero!
Superficie dell'Universo, oh Palpebre Calate,
non vi sollevate mai!
Deve essere insopportabile lo sguardo della Verità Finale!
Lasciatemi vivere senza sapere niente, e morire senza venire a sapere niente!
La ragione che ci sia essere, che ci siano esseri, che ci sia tutto,
deve portare a una follia più grande degli spazi
fra le anime e le stelle.
No, non la verità! Lasciatemi queste case, questa gente,
proprio così, senza nient'altro, solo queste case e questa gente...
Quale alito orribile e freddo mi tocca gli occhi chiusi?
Non li voglio aprire per il vivere! Oh Verità, scordati di me!
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
MAGNIFICAT
Quando passerà questa notte interna, l'universo,
e io, l'anima mia, avrò il mio giorno?
Quando mi desterò dall'essere desto?
Non so. Il sole brilla alto:
impossibile guardarlo.
Le stelle ammiccano fredde:
impossibile contarle.
Il cuore batte estraneo:
impossibile ascoltarlo.
Quando finirà questo dramma senza teatro,
o questo teatro senza dramma,
e potrò tornare a casa?
Dove? Come? Quando?
Gatto che mi fissi con occhi di vita, chi hai là in fondo?
Si, sì, è lui!
Lui, come Giosuè, farà fermare il sole e io mi sveglierò;
e allora sarà giorno.
Sorridi nel sonno, anima mia!
Sorridi anima mia: sarà giorno!
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
Grandi misteri abitano
la soglia del mio essere,
la soglia dove esitano
grandi uccelli che fissano
il mio tardivo andar aldilà di vederli.
Sono uccelli pieni di abisso,
come ci sono nei sogni.
Esito se scandaglio e medito,
e per la mia anima è cataclisma
la soglia dove essa sta.
Allora mi sveglio dal sogno
e mi rallegro della luce,
seppure di malinconico giorno;
perché la soglia è paurosa
e ogni passo è una croce.
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
La morte è la curva della strada,
morire è solo non essere visto.
Se ascolto, sento i tuoi passi
esistere come io esisto.
La terra è fatta di cielo.
Non ha nido la menzogna.
Mai nessuno s'è smarrito.
Tutto è verità e passaggio.
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Nella casa di fronte a me e ai miei sogni
che felicità c'è sempre!
Vi abitano persone sconosciute che ho già visto senza vedere.
Sono felici, perché esse non sono io.
I bambini, che giocano sugli alti terrazzi,
vivono tra vasi di fiori,
eternamente, senza dubbio.
Le voci che salgono dall'intimità domestica
cantano sempre, senza dubbio.
Sì, devono cantare.
Quando è festa qua fuori, è festa là dentro.
E così deve essere laddove tutto si adatta:
l'uomo alla Natura, perché la città è Natura.
Che grande felicità non essere io!
Ma anche gli altri non penseranno così?
Quali altri? Non ci sono altri.
Quanto pensano gli altri è una casa con la finestra chiusa,
o se si apre,
è perché i bambini possano giocare sulla veranda inferriata,
tra i vasi di fiori che non ho mai visto quali fossero.
Gli altri non sentono mai.
Chi sente siamo noi,
sì, tutti noi,
perfino io, che ora non sento più nulla.
Nulla? Non so...
Un nulla che fa male...
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
Ma io, sempre estraneo, sempre penetrando
il più intimo essere della mia vita,
vado dentro di me cercando l'ombra.
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
NATALE
Nasce un Dio. Altri muoiono. Non ci è giunta
né ci ha lasciato la verità: muta l'Errore.
Abbiamo ora un'altra Eternità,
e ciò che è passato in fondo era migliore.
Cieca, la Scienza ara gleba vana.
Folle, la Fede vive il sogno del suo culto.
Un nuovo Dio è solo una parola.
Non credere o cercare: tutto è occulto.
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Come alle volte in un giorno azzurro e mansueto
nel vivo verde della pianura calma
di una improvvisa nube l'avanzare
pallidamente le erbe affosca
così ora nella mia anima pavida
che di repente svanisce e si fa fredda
memoria dei morti appare...
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
Non sto pensando a niente,
e questa cosa centrale, che a sua volta non è niente,
mi è gradita come l'aria notturna,
fresca in confronto all'estate calda del giorno.
Che bello, non sto pensando a niente!
Non pensare a niente
è avere l'anima propria e intera.
Non pensare a niente
è vivere intimamente
il flusso e riflusso della vita...
Non sto pensando a niente.
È come se mi fossi appoggiato male.
Un dolore nella schiena o sul fianco,
un sapore amaro nella bocca della mia anima:
perché, in fin dei conti,
non sto pensando a niente,
ma proprio a niente,
a niente...
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
Lontano da me in me esisto
fuori da chi io sono,
l'ombra e il movimento in cui consisto.
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
ORIZZONTE
Mare anteriore a noi, le tue paure
avevano corallo e spiagge e alberete.
Sbendate la notte e la caligine,
le tormente passate e il mistero,
si apriva in fiore la Lontananza, e il Sud siderale
splendeva sulle navi dell'iniziazione.
Linea severa della riva remota:
quando la nave si approssima, s'alza la costa
in alberi ove la lontananza nulla aveva;
più vicino, s'apre la terra in suoni e colori:
e, allo sbarco, ci sono uccelli, fiori,
ove era solo, di lontano, l'astratta linea.
Il sogno è vedere le forme invisibili
della distanza imprecisa, e, con sensibili
movimenti della speranza e della volontà,
cercare sulla linea fredda dell'orizzonte
l'albero, la spiaggia, il fiore, l'uccello, la fonte:
i baci meritati della Verità.
Uomo che apre gli universi...Pessoa
Ben detto, Giancarlo. E se universi si aprono in traduzione italiana, immaginati quanti se ne aprono in portoghese!