QUARTETTO INTROSPETTIVO - 4. Morte e Poesia

Ophelia di Sir John Everett Millais,1851
4. Morte e Poesia

Nel suo trattato L'Io e l'Es, Freud afferma che mentre la pulsione di vita (Eros) "persegue il fine di complicare la vita, allo scopo naturalmente di conservarla, aggregando in unità sempre più vaste le particelle disperse della sostanza vivente." alla pulsione di morte (Thanatos o distruzione) "compete il compito di ricondurre il vivente organico allo stato privo di vita". Secondo Freud la pulsione di morte trova un "rappresentante nella pulsione di distruzione, alla quale l'odio indica la via."

"La morte è la possibilità della pura e semplice impossibilità dell'esserci. Così la morte si rivela come la possibilità più propria, incondizionata e insuperabile. Come tale è un'imminenza sovrastante specifica." afferma Heidegger nel suo Essere e Tempo (1927). Secondo Heidegger, l'angoscia davanti alla morte, non è una semplice paura davanti al decesso oppure una tonalità emotiva contingente, casuale e dipendente dall'individuo, come ad esempio la depressione. Heidegger postula una profonda differenza tra la vera angoscia davanti alla morte come un poter-essere più proprio, incondizionato e insuperabile -- e semplice paura davanti alla morte come semplice scomparire, puro cessare di vivere ovvero decesso.

L'angoscia davanti alla morte, sempre secondo Heidegger, "in quanto situazione emotiva fondamentale dell'esserci, ... costituisce l'apertura dell'esserci al suo esistere come esser-gettato per la propria fine."

Di questa fine, devastazione, distruzione, Thanatos o “catastrofe” (questa è la parola usata nell’originale greco) scrive Konstantinos Kavafis nella poesia qui riportata in traduzione dal greco, per illustrare le riflessioni di Heidegger e Freud.


FINE (gr. Teleiomena)

Sommersi da paura e sospetti,
con la mente turbata e gli occhi impauriti,
ci consumiamo a progettare qualche modo
per scampare l'inevitabile
pericolo che così terribilmente ci minaccia.
Eppure sbagliamo, non è ciò che incombe:
falsi erano i segnali
(che non ascoltammo e non sentimmo bene).
Un'altra devastazione, neppure immaginata,
improvvisa, violenta, ci piomba addosso
e impreparati - il tempo è scaduto - ci porta via.


~Konstantinos Kavafis


Giardino morto

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