~ Louis Ferdinand Celine


Solo per me
Me ne sto qui,
a lavorare,
mentre mi aspettavo che questa storia portasse un pò di calma,
che rimanere ad aspettare avesse
il piacere della tranquillità, della certezza.
Per il cumulo di piccole precauzioni già avute
si creasse un mondo ovattato,
una placenta dorata dentro cui muoversi.

E invece no,
mi ritrovo stordito
a dover far correre più veloce la mente per qualche soldo in più e
al posto dell'umana e borghese soddisfazione,
di quel piccolo onore sociale che mai ho avuto il piacere di provare,
guardo impaziente la mia borsa,
in basso a destra,
dove ho messo delle fotografie appena ritirate.

Continuo ad inciampare su lancette, ipotesi di traffico,
inconvenienti vari
mentre sono costretto a sorridere,
ad ammettere la sconfitta,
più di tutto
che ormai sarebbe già tardi per altre soluzioni,
per una strategia prudente e ponderata,
per quel briciolo di abitudinario tepore fatto di fumo, odori acri, gentilezze fragili,
per una camera deserta e poco illuminata.

Ho voglia di vederti arrivare
con la testa bassa,
rimanere seria e sorridere
solo all'ultimo istante,
allora aprire le braccia e le labbra
solo per me.


Vorrei sapessi
Mi piacerebbe esserci mentre ti asciughi le guance,
mentre abbassi la testa
ed io sono lì,
in piedi,
ma non serve più

Per una volta nella vita assistere
a qualcosa di inutile,
qualcosa che dovrebbe essere crudele
per il piacere di esserlo

Vorrei costringerti ad accorgerti di me
e vorrei sapessi che sono vivo e malgrado tutto,
che sarebbe bastato essere più umani
oppure nascondersi meglio


Sabato sera
in fondo
non è importante,
va bene così,
mi bastava fare più tardi
rimanere seduto
e prima di dormire
accorgermi d'aver dimenticato,
con la scusa di bere ancora
avere altro tempo per salutarti però...
... tu stringili sempre così
gli occhi quando vado via
che io
magari ad averli tutta una notte
da tenerli chiusi.


Come di un bacio
questa sera berrò e
non perché avrò freddo o
per qualcosa che
mi fa paura ma
berrò piano
da rimanerci ore e
senza parlare,
in silenzio
berrò per sentire
la bocca umida e
la gola,
infine
sarà
per avere
qualcosa da raccontare
tra me e
le mie labbra,
come di un bacio
meno denso


Dove sei?
...Vieni qui, vienimi a stringere,
non dire niente
tanto è solo chimica,
l'hai detto tu, no!?
Ero un bicchiere
in bilico e
ora sto cadendo
su un marmo durissimo.
Dove sei?
Vieni qui prima che sia
ancora una volta altro
vieni qui...


viale Liegi

Sembrava inverno,
c'erano i platani e dietro
un paio di scarpe rosse.
Allora sono sceso
per cercarle
con la testa alta e il fiato rotto
sono sceso a cercarle
ma era tardi
già troppo
e non c'erano più.
Vorrei che il vento fosse
più forte stasera perché
non mi si chiudono bene
gli occhi con questa pioggia
così il sale
mi bagna le labbra
tanto che mi sembra un addio


La prigione

Il vento scalfisce gli zigomi
nudi finalmente
non c'è pena qui, né nettare,
non c'è eremo in cui lenirsi.
Da lontano sento il mio
rantolo, un lamento onesto
e il sudario della notte
nascondermi il
capo abbandonato alle orme.
Scende piano piano
la pioggia in inverno.

******

Avviluppato virgulto di
Flutti notturni, suoni
dilatati all'imminente
Il bigio chiarore del
crepuscolo invernale disegna,
nell'altezza pastello,
un sogno, un passo
odoroso di nebbia.


Estasi

Accostandosi
le ciglia
lentamente, quasi
senza voce
mi chiudono nelle mani
esangui una perla.
Non trovo più
dolore, nient'altro
vedo che sommità celesti.


Piccole ore

La sera è corsa via
nella grande casa del dolore.
Sussurra straniero
il domani nuovo.
Come un soldato
ai piedi della morte
implodo essenziale.


Omissis

Nullità,
vuoto,
tonalità ridondanti
(le ciglia s'animano
invano,
non ci sono lacrime o
bagagli su cui assopirsi).
Di nuovo sogno la vecchia città
invernale e le schiume,
gli strascichi di vento,
la neve ed il fuoco
acido.
Tutto questo colore chiaro mi
disturba e ancora di più
i volti appesantiti
dalle esalazioni della luce.
Non ho voglia d'amarvi,
siete come me stanchi,
fate che io non esista
e riconoscetemi solo in ottobre
quando di tutto
rimarranno foglie aride e
tornerò di nuovo vecchio.


Eternità

La mano aperta
chiusa poco dopo
gli occhi passano,
si muovono come foglie
ed il vento che già li porta via.


Fine

Taci
ti prego,
resta così immutabile
Appena polvere di questi
oggi rimane
Presto scomparirò e tu
resterai soltanto
fuoco.


Risveglio

L'attimo che scorre
mi ruba il respiro e
giaccio assopito alla
frontiera del sagrato.
Qui
nell'intimità più
cheta raccolgo i miei
frammenti come imparammo
il giorno inviolato sotto
la luce acre della lucerna.

******

La terra più secca
l'odore dell'erba arsa
all'imbrunire quando l'ombra
lunga e rossa
sembra una via spezzata.
Il cotone sulla pelle è
una sfumatura pastello e
le stelle copiose
d'agosto risuonano come
monete sotto le suole.


Veglia

Piegate, dunque,
tutta la farsa dell'ansia
nervi e spasmi
non v'addormentate
prima che sia domani
perché il grigio elegante
non prelude a morte.
C'è un uomo a suonare
questa sera
ed io devo pregare
insieme a lui.


Notte

La pace minima nell'incontro
della luce mi terge
la musica sillaba l'inizio
di un anelito.
Qui tutto è nobile, sobrio
la finitura è lo squarcio
della volta.
L'eco prigioniera dell'orizzonte
mi costringe nei vetri
e ora non passa finché
tutto sia quiete,
assoluto tepore, prova
distinta d'un ballo immortale.


Il segreto

Il corpo confuso
nei rami della calma
e intorno rumori stentati.
C'è una bambina in fondo,
accanto al caminetto acceso,
è seduta su una strana sedia,
e non parla, non piange ma
muove la testa in cerca di suoni
Vorrei consigliavi di uscire,
averne il coraggio, invece
non so fare altro che pregarvi di
guardarla, guardare
quegli occhi sulle labbra
immobili mentre
tagliano il respiro,
una volta ancora
ne fanno briciole.


Tatuaggio

...presagi di carezze
nell'ombra dell'anonimato
costringono il tatto
in doloranti barlumi
di luci ormai lontane
Sparuti tratti d'inchiostro
sperdono sul tappeto
coprente le spalle nitide
mentre
la folla intorno
scolora.

******

Giustizie lancinanti,
torbide acque di marzo
caoticamente raccolte
nell'estenuante lavoro
d'espiazione
Resto così,
meticolosamente assorto
nel fruscio degli scacchi,
perfezione lontana.


Anna

Tutto era morto
intorno a me silenzio
profondo che silenzioso
corrode l'anima
Quel nome tra
la folla rimbombava
come un eco lontana
di secoli
Poi il mio angelo
ed io davanti a lei
il suo nome immenso
ed io piccolo
Mentre sorrideva mi
lasciava la vita e via
da questo tempo fatto di ore
fatto di anni
Lei non aveva niente
da bruciare mentre
Il freddo mangiava
il corpo
Poi d'improvviso parlava di prosciutto
Poi d'improvviso saltava da quella sedia
al cielo lasciandomi solo
tra Dio ed il mio io nuovo di zecca
nuovo da piangere.


Lode

Le foglie calde
nel mio deserto compito.
I monti sul viso lucidi,
sorgenti di fierezza,
forti tinte, sipari vissuti.
Le lunghe strade di campagna
stilarono i voli
nebbiosi della luce.
Conosco la statura ed
immagino il frale gonfio
sul frutto sano.

******

Tutto si consuma e
muoio anch'io sotto
i passi d'una scarpa con la suola pulita,
una scarpa nuova senza padrone,
con i lacci sciolti e
la punta bagnata di pioggia.


Risveglio a Lourdes

E' ancora notte e
chissà perché penso di
trovare il buio
invece ecco i fanali con
quattro finestre, la
salitella, il ponte, il
fiume e le imposte
sopra i negozi socchiuse.
La bocca arsa dalla notte
lascia talora un
pistillo dietro i passi.
Tremano le spalle nel
freddo d'aprile e la
mano si stende mentre
fermo sull'Esplanade
respiro la sacra quiete
prima del servizio.


Fusione

Nascosti di seni brevi trasalire
nell'intriso di fioche lampare
riverbero
Essenze di quiete, raccolte
nella mestizia nobile,
incrinano il gesto d'angoscia
in rituali biancovestiti,
figurano come nebbie nell'alba
il fervido colore di maggio
Estate di campagna
chiassosa quasi mistica,
indefinitamente attendere
l'anima dell'erba affievolirsi
L'ingombrante statura di follia
m'anela all'evento
mi rende ebbro


Fumo

fumo; dipartita e nascita,
versi torbidi chiamati a due voci,
vaghi giochi costretti all'infanzia.
il sangue solo coincidenza
fortuita e bizzarra.
l'amore schiude prima che sia vita e
già il cielo accorre a domandare scienza.
la stanchezza sconfitta muore
nella luce minuta,
fiorente la parola incalza
l'assopirsi del fumo.

******

Cosa accade, cosa? eh?
nudo in un gioco
apparentemente qualunque
tengo un corpo poco conosciuto e
m'assale una sensazione di terrore.
Ho appena lasciato cadere
qualcosa dalle mani
senza ricordarne il valore e
sono rimasto con un accappatoio bianco,
con le scarpe senza calzini.
Vorrei non avere il suo odore
attaccato al mio


Novembre 97

Domani sarò sveglio presto
guarderò questo piccolo specchio,
specchio bianco ed ancora
abbastanza brillante da far oscillare la storia,
l'usanza del partecipare.
Domani farà più freddo senza sciarpa,
senza questa pace che vomito dalle labbra
ora che è notte,
ora che qualcuno parla di saluti
e mi passa accanto una vibrazione,
una sensazione d'amore
che non so descrivere.


Ematologia pediatrica

Turbini di cranio
fessi, lancinanti
lampi nascosti tra le tende, le stanze
disegnate mi portano all'infanzia
malata, ancora viva
(limitrofi ritmi e profumi
opulenti, non c'è passato)
la fionda dell'esistenza
è un silenzio fatale.

******

Da ubriaco,
come in questa sera d'estate,
anelo ad un soffio d'aria
il significato. Mi piace calpestare
la realtà come fosse di pietra
e lasciarla intonata,
intatta.
Ora e per troppo tempo
manco di carne ma non è
importante, forse
schioccando le dita
domattina potrò
far tornare l'inverno
e impastare gli occhi col miele.
Comunque dovrò barattare
questa vecchia maschera
con uno scialle di lana nera.


La fuga

Rotolando tra le labbra
Il fremito soffuso d'una risacca disinvolta
risuona fino a tuonare
in questa tana accogliente.
Tutto assopito negli idiomi
della sarabanda resta
immoto. Anche il pendolo
è finalmente a piombo.
Malgrado talora affiorino
graffiti grommati di crepuscoli e
notti, crepe inarrivabili di brume, fiotti
di sorgente nulla sarà sfiorato,
nulla destato dal letargo meraviglioso, nessuna inflessione
troverà l'alba sperata.
Aspetteranno le mani
in questa brezza la tempesta
per fuggire sulla bocca
di quel che rimane
imperante pietà.

******

Forse c'è un errore,
forse un protagonista più timido
rimane chiuso in casa sua.
Un uomo.
(Erano mie le mani su quella
pelle, miei i gesti e le dita
che s'intrecciavano fingendo,
recitando il bisogno.)
Forse qualcosa ha cambiato l'aspetto
sicuramente c'è un errore
ed il risultato profuma di dormire.

******

Rialzo
lentamente,
come un suono
pulito dal silenzio,
il mio braccio,
il mio sguardo si pone
su una figura impallidita.
(Rituale proposto
nella stagione più docile,
compito banale all'apparenza
di me consunto.)
Più di tutto temo il tatto e
la gabbia di carne,
il reale in cui rinchiudermi


Polvere

Sterpaglie,
gli ulivi, le torri,
il mistero animato
dall'indifferente guizzo di sangue.
Delle pupille solo la notte
profonda, insondabile, sconosciuta.
Le mani unico fusto di ciliegio
e nodi e resina respirano.
Terra senza nome
icona sacra d'eterno.
Il calice della pioggia
dipinge i corpi risonanti
di polvere.


Il gradino

Il fumo passa piano,
tra le dita e poi fino agli occhi.
Sono seduto su
un gradino, ogni tanto
qualcuno scende e mi
guarda un momento, il
tempo di fare una piega
sul vestito e di romperla.
Io vincolo la mia
presenza a questo davanzale
di marmo, fingendo un
corpo naturale, senza fallacità
senza il delirio
dell'egoismo.

******

Gli occhi fissi su di me
come le luci di Procida.
I denti scogli di mare
sulla fronte le onde
del rimpianto, la schiuma
rovinosa del rimprovero.
Sotto la pioggia correvo
ma ero lontano o
erano soltanto le pupille
scure della sera che
rantolando scoprivo


Silvia e il soldato

Gocce,
sacchi incolumi di sapienza,
battiti continui
indissolubili.
Perle disperse
sotto un telo velato.
Arrivano oggi anime
inibite e chiavi vergini
graffiate appena
dalla sabbia
intanto
stillano i cinerei passanti il
succo amaro dell'abbondanza


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8 Commenti:

A 20/8/10 19:04, Anonymous Anonimo commenta così...

sono veramente di Celine???... nella prima mi par di riconoscerlo le altre, non so. Rimango perplesso

 
A 22/8/10 22:52, Blogger daubmir commenta così...

Certo, tutte irrimediabilmente sue! Ma forse bisognerebbe leggerlo in lingua originale... certe traduzioni sono a volte deludenti, perdono sapore e ispirazione.
Come diceva Eco, "traduttori traditori".

 
A 28/8/10 13:58, Anonymous Anonimo commenta così...

Grazie per avermi risposto e scusa se ho dubitato della veridicità dell'autore.Grazie anche per le poesie di Céline che fino adesso non ero riuscito a trovarne.
...Hai ragione, tante poesie cambiano da traduzione a traduzione, emblematiche sono le traduzioni di Rimbaud: l'apprezzamento o meno di una sua poesia può cambiare a seconda della traduzione.Mi rammarico di non sapere il francese.

 
A 4/9/13 18:28, Blogger Unknown commenta così...

Ma la fonte quale sarebbe?

 
A 4/9/13 19:27, Anonymous Anonimo commenta così...

Davvero interessante, mi piacerebbe leggerle in lingua originale, ci sono pubblicazioni? Da quale testo sono state tratte? Grazie mille in anticipo!

 
A 6/9/13 10:31, Blogger daubmir commenta così...

@Amaranta...
Boh, e chi se lo ricorda? Le ho postate tanto tempo fa! Forse da un mio libro antologico.
Su wikipedia francese puoi trovare informazioni bibliografiche interessanti:

http://fr.wikipedia.org/wiki/Louis-Ferdinand_C%C3%A9line

...anche per Anonimo.

Au revoir

 
A 11/7/17 00:49, Blogger Francis Lyndon commenta così...

Queste poesie non sono di Cèline.

 
A 11/7/17 11:40, Blogger daubmir commenta così...

Ma sul serio?!?!?
...E allora di chi minchia sono???
Grande mistero.
Dopo sette anni dal post, vallo a sapere dove le ho trovate o chi le ha spacciate per poesie di Celine... forse un anonimo ammiratore di Ferdinand. Cerchero' di risalire alla fonte primaria, ma ho grossi dubbi di riuscirci.

 

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