FIRMIN LIVES! Firmino vive!
L'affascinante storia di Firmino
The Fascinating Story of Firmin (English translation)
Firmino (recensione)
A Savage Biography (English)
Good to know (English)
Feature Interview (English)
Biografia del selvaggio Savage (traduzione)
Buono a sapersi... (traduzione)
...Nuova intervista (traduzione)
L'AFFASCINATE STORIA DI FIRMINO, IL TOPO DIVORATORE DI LIBRI
di Lorella Di Vuono -- (da L'Arengo del Viaggiatore, Numero 33)
Edito nel 2006 dall'americana Coffee House Press, piccola casa editrice no profit, con una tiratura di un migliaio di copie, e ancor meno pretese, Firmino ha finito col trasformarsi in un vero e proprio caso letterario. Accolto con entusiasmo dal pubblico e consacrato dalla critica, il libro d'esordio di Sam Savage (edito in Italia da Einaudi stile Libero il prossimo maggio), è stato eletto come miglior libro dell'anno dall'American Library Association; miglior esordio da Barnes and Noble; miglior debutto dal Library Journal. Il suo segreto? Firmino è una favola d'altri tempi, con tanto di finale nostalgico e morale inclusa, una di quelle favole che fa divertire i bambini e allo stesso tempo riflettere i grandi, una di quelle che poi ricordi tutta la vita.
Sam Savage, autore di questo piccolo capolavoro, è un ex professore di filosofia con la passione per la pesca e l'animo del poeta. A quasi settant'anni, in una notte di veglia, nasce in lui l'idea di Firmino: un topo romantico e sentimentale che si nutre di libri. Ultimo di una nidiata di dodici cuccioli, Firmino viene al mondo quando già tutte le mammelle di mamma Flo sono occupate dai suoi fratelli, rimanendo così escluso dal nutrimento. L'istinto di sopravvivenza ispira in lui l'arte dell'arrangiarsi e poiché è nato in una libreria di Boston, alla fine degli anni sessanta, inizia a rosicchiare tutti i libri che ha intorno, scoprendo ben presto che i più belli sono anche i più buoni. Tra saggi e manuali, enciclopedia e romanzi, Firmino diventa un vorace onnivoro che non si accontenta di fagocitare ogni libro che trova, perché un libro non lo si può semplicemente ingerire, bisogna farlo proprio, assorbirlo, succhiarne l'anima. Così Firmino finisce con l'identificarsi con i grandi eroi della letteratura di ogni tempo e davanti gli si apre un mondo nuovo, diverso. La fantasia.
Al contrario però di molte favole quello di Savage, amante di Kafka e Dostoevskij, non è un happy end. Firmino dovrà assistere alla distruzione della libreria ad opera delle ruspe comunali per permettere l'attuazione del nuovo piano edilizio. La sensibilità intellettuale lascia spazio al pragmatismo, la cultura al rinnovamento urbanistico, emblema della modernità che avanza lasciandosi alle spalle solo il ricordo di una bellezza che non c'è più. Firmino è il simbolo dell'esclusione, dell'esilio. Rifiutato dalla famiglia d'origine che non si preoccupa nemmeno del suo nutrimento, al pari di un eroe boccacciano mette in pratica l'arte dell'arrangiarsi per ottenere prima il riscatto e poi, perdere tutto. O quasi tutto. Già perché i più romantici, come Savage, credono ancora che esista qualcosa che nessun rinnovamento edilizio potrà mai abbattere: la fantasia.
Forse è stato questo a decretare il grande successo di Firmino e del suo autore: l'aver dato voce, in una splendida favola, a coloro i quali, nonostante i deliranti "piani edilizi" della società moderna, continuano a scorgere e a sognare le antiche bellezze.
FIRMIN
(English translation of above article)
Published in 2006 by the American Coffee House Press, a small non-profit publisher, with a total of 1000 copies and even less pretentions, FIRMIN ended up as a true and proper literary case. Enthusiastically welcomed by public and critics alike, it’s Sam Savage’s first book (to note that Savage is in his seventies) and nominated best book of the year by the American Library Association, best First Book by Barnes & Nobles, best debut by the Library Journal. Its secret? FIRMIN is a tale of olden times, with a classic nostalgic and moral ending, an enticing tale for kids and at the same time a thought-provoking story for adults -- a story you’ll remember for the rest of your life, that is.
Sam Savage, the author of this cameo masterpiece, is a former professor of Philosophy with a passion for fishing and a poetical soul. On reaching seventy, during the night he had this idea of creating Firmin, a romantic and sentimental rat feeding on books. Last in a litter of thirteen, Firmin is born when all of Mum’s teats are taken by his brothers, thus being excluded from food. His survival instinct makes him find other ways to feed and, since he was born in an old Boston bookshop at the end of the 60s, he starts munching on all those big books he finds around himself, soon discovering that the most beautiful ones are also the tastiest. Between essays and manuals, encyclopaedias and novels, Firmin becomes a voracious omnivorous not simply satisfied with chewing down any available book, because a book cannot simply be eaten, but it must become part of you, you must absorb it, suck its soul. And so Firmin ends up by identifying himself with the great heroes of Literature, with a new and exciting world opening before him. That of Fantasy.
Firmin’s story is a moving one, with a tenderness and a depth totally extraneous to Disneyan interpretations of various mice and rats. The sad and realistic descriptions of present times, the cogitations of the small and wise rat have nothing comical or playful about them, but are posited on the same plane as the philosophical reflections of many thinkers of the last century. Moreover Savage, with his professional background in Philosophy, has a true merit that enormously enriches the tale: even though it’s a rat doing the talking, he never becomes banal or pathetic, but offers a disenchanted picture of postmodern society, where “book eaters” are increasingly less and less.
Contrary to many tales, Savage’s has no happy ending. The author -- a lover of Kafka and Dostoevsky -- has Firmin assist at the destruction of the bookshop by the Council bulldozers in order to replace it with a new urban development plan. Intellectual sensitivity is swapped for pragmatism, culture for new urban planning - emblem of an encroaching modernism that only leaves the memory of a bygone beauty. Firmin is the symbol of exclusion, of exile. Rejected by his original uncaring family, as a medieval hero he successfully achieves survival and then loses all. Or almost all. Because the romantics, like Savage, still believe in the existence of something that no renovation plan can destroy: fantasy.
Perhaps this is what has decreed FIRMIN’s great success. To have given voice, in a splendid tale, to those who, notwithstanding any delirious “development plan” engendered by modern society, continue to find and dream of Beauty.
FIRMINO di Sam Savage
L’intelligenza di un topo
Articolo di Flavia Crisanti - 4 giugno 2008
Testo tratto dalla rivista online NonSoloCinema, anno IV n. 17
Caso editoriale all’ultimo salone del libro di Torino, Firmino, dell’esordiente Sam Savage pubblicato per Einaudi, racconta la breve vita di un topo lettore, divoratore incessabile di libri.
Firmino non è una bellezza: è piccolo, rachitico, con la testa grossa e gli occhi sporgente. Ultimo di tredici fratelli e destinato a non sopravvivere (le femmine del topo hanno la possibilità di alimentare solo dodici cuccioli), riesce a trovare una nuova fonte di cibo: i libri. La madre ubriacona e di facili costumi ha partorito senza entusiasmo nel retrobottega di una libreria in un quartiere periferico di una grande metropoli, tra un locale a luci rosse e un cinema decadente. Mangiando i libri, Firmino impara a leggere, e smette i divorare i volumi cercando invece di conoscere il mondo.
Il piccolo topo si innamora dei personaggi che animano le pagine dei romanzi inglese e francesi dell’Ottocento, si immedesima in loro e pensa di non essere così diverso dagli umani. Alterna le letture alle scampagnate fuori dalla tana e cerca nei libri le risposte al decadere fisico e morale del mondo che ruota attorno alla libreria. Conosce gli uomini e, per un breve ma intenso periodo, vive con uno scrittore che gli regala un pianoforte giocattolo, rendendolo anche musicista. Ma un topo, si sa, vive poco, ancor meno davanti a lui appare "l’agonia del presente".
La storia di Firmino commuove, con una delicatezza e una profondità lontana dalle interpretazioni disneyane di topi e ratti vari. La triste e realistica descrizione del presente e le ponderazioni del piccolo e saggio topo non hanno nulla di comico o di giocoso, ma si pongono al pari delle riflessioni filosofiche di tanti pensatori del Novecento. Savage, filosofo di professione, ha però una dote che arricchisce il valore del racconto: pur facendo parlare un topo, un reietto, non banalizza né punta sul patetismo, ma offre un disincantato quadro della società postmoderna, in cui i 'divoratori' di libri sono sempre meno.
* * *
=>(Sam Savage, Firmino, Torino, Einaudi, 2008, pp. 179)
A SAVAGE BIOGRAPHY
Born in 1940, Sam Savage grew up in a small town in South Carolina in the '40s and '50s. Then he went north, first to Boston and New York, and later to France and Germany. He studied at the University of Heidelberg and at Yale, eventually acquiring a Ph.D. in philosophy from Yale. He taught there, briefly and unhappily. It was a period when many had become convinced that there are no genuine philosophic problems, only genuine linguistic puzzles. This discovery did not leave any "career options" for Savage, since the only puzzle that interested him at that time was himself. In 1980 he went back south, to McClellanville, South Carolina (pop. 400), where he spent the next twenty-three years. He worked as a carpenter, a commercial fisherman, and a letterpress printer. He lived, however, mainly on a diminishing pile of inherited money and the labors of his wife, while he attempted to write, pretended to write, and often really did write. Most of the things he wrote have not survived. In 2003, he moved north again, this time to Madison, Wisconsin, where he now lives.
Savage’s has proved to be the most persistent and annoying of the Old Rat's fictions.
Biography courtesy of the author's official web site (now superseded).
GOOD TO KNOW...
Some fun and fascinating outtakes from our interview with Savage:
"Two years before starting Firmin, I wrote a long story in a ragged verse form I like to call high doggerel. I persuaded my sister, the artist Virginia Beverley, to illustrate it, and we posted the whole thing on the web as
The Criminal Life of Effie O. It is now available as a paperback book. Effie O was the first thing I wrote after I had learned not to give a damn. I wrote it for my sister, to whom I would read chapters over the phone as I finished them, and my wife, Nora, who I knew would like it, and for the joy of it."
"As for the inspiration for my writing, I don't plan a novel, don't start off with an idea or plot, such as 'a story about a literate rat in a Boston bookstore.' When I began writing Firmin I didn't even know Firmin was a rat, I didn't know he was in Boston, I didn't know it was a novel. If I am not working on a story, I sit at the typewriter (or now the computer) and just type without any leading idea, the writing equivalent I suppose of an aimless walk. Most of the time nothing comes of it, but not always. I rewrite a paragraph several times before I go on to next one. I try not to think about where it's all going, out of fear that of forcing the story in a preconceived direction rather than letting the direction emerge from the writing."
"As for jobs, I have probably had a greater variety than most people, but I have spent much more time sitting in armchairs doing what some have described unkindly as 'staring into space.' The riches this activity (and it was an activity) brought in, however, have not been convertible to cash. Among jobs I got paid for doing my favorite was working a crab boat along the coast of South Carolina, where I had returned after leaving the university. For six or seven hours a day I was alone in a boat in the marsh creeks, often not seeing another human from the time I left the dock to the time I returned. When I shut off the engine to cull my catch, the only sounds were birds, wind, and water. I thought, and still think, I was in those moments the luckiest person on earth."
"These days my pleasures are small and local. I walk by the lakes. I watch movies on video. I go out once or twice a week for lunch in some little restaurant. I read. My dislikes are large and universal. I have an aversion to jargon. Especially academic jargon. I dream that one morning all the cars in the city will fail to start. I anguish over war and famine. I read the news obsessively. I fume. I think I rant."
FEATURE INTERVIEW
In the winter of 2007, Sam Savage took some time out to talk with us about his favorite books, authors, and interests.
What was the book that most influenced your life or your career as a writer?
So many books have had an impact that I couldn't begin to list them all. But I remember the book that made me want to be a writer. It was A Portrait of the Artist as a Young Man by James Joyce. I was 18 when I read it. It's the book that first made me aware of style. I remember reading the first page and being astonished.
What are your ten favorite books, and what makes them special to you?
Since I have a lot of favorite books, this list of ten, which includes a short story and a book of poems, has to be somewhat random:
~Too Loud a Solitude by Bohumil Hrabal -- A book about a lover of books in a world that no longer wants books.
~Aberration of Starlight by Gilbert Sorrentino -- A master writer stoops to heartbreak.
~The Brothers Karamazov by Fyodor Dostoevsky -- Almost everything we need to know about the soul.
~The Tin Drum by Günter Grass -- The demolition of a delusion.
~Dead Souls by Nikolai Gogol -- A great work of absurdist black humor, expressive language, and vast whimsy.
~Notes from Underground by Fyodor Dostoevsky -- Everything we need to know to know about the soul that isn't in The Brothers Karamazov.
~The Metamorphosis by Franz Kafka -- For its vision of otherness as exile.
~ The Dreamsongs by John Berryman -- If Chaplin had been a suicidal poet.
~Far Tortuga by Peter Matthiessen -- An hallucinatory sea tale, a work of stark intense beauty.
~Auto-da-Fé by Elias Canetti -- The destruction of a bookish life.
What are some of your favorite films, and what makes them unforgettable to you?
I like films with imaginative leaps and out-of-step characters.
~The Burmese Harp
~Breathless (Fr. title À bout de souffle)
~Morgan! (also known as Morgan: A Suitable Case for Treatment)
~Tampopo
~Duck Soup
~American Splendor
What types of music do you like? Is there any particular kind you like to listen to when you're writing?
Mostly classical and jazz. I never listen to music when I write.
If you had a book club, what would it be reading?
Any of several novels by Graham Greene. Greene's concern with moral ambiguity make his books interesting to talk about, especially these days.
What are your favorite kinds of books to give -- and get -- as gifts?
I often give biographies of people I think the recipients would like to have known, probably because it's easier to guess people's taste in people than their taste in books, and maybe also because biographies are things to keep, while works of fiction are often things to pass on.
Do you have any special writing rituals? For example, what do you have on your desk when you're writing?
A computer. A cup of coffee or tea. I have to be completely alone to write. I can't imagine writing in a coffee shop.
What are you working on now?
A novel in letters. My ambition was to write something very different from Firmin, but it looks like I'll end up with another rat in a hole.
Many writers are hardly "overnight success" stories. How long did it take for you to get where you are today? Any rejection-slip horror stories or inspirational anecdotes?
It took me all my writing life, about 45 years. I didn't publish my first book until I was 65. Before that I published a poem now and then. I didn't get many rejection slips because hardly ever sent anything off. I would either not finish it, or I would finish it and throw it away.
If you could choose one new writer to be "discovered," who would it be?
Sorry, but I can't help here. I know very little about new writing.
What tips or advice do you have for writers still looking to be discovered?
Well, my own experience would not be a good model for anyone. But if you have to wait that long, I would say that it's important to remember that what you do with your time, even if nothing is ever published, is not worse than golf. If you believe, as I finally did, that you will never have what most people think of as a writing career, and yet you still love doing it, then do it as well as you can and count yourself fortunate.
(traduzione della biografia & intervista di cui sopra)
BIOGRAFIA DEL SELVAGGIO SAVAGE
Nato nel 1940, Sam Savage è cresciuto in una cittadina del Sud Carolina negli anni '40 e '50. In seguito si è diretto a Nord, prima a Boston poi New York, e dopo in Francia e Germania. Ha studiato all’Università di Heidelberg e Yale, ottenendo alla fine un dottorato di ricerca (PhD) in filosofia a Yale. Ha insegnato lì per un po’ e infelicemente. È stato un periodo nel quale molti si erano convinti che non esistevano veri problemi filosofici, ma solo veri puzzle linguistici. Questa scoperta non lasciò a Savage molte alternative professionali, poiché l’unico puzzle che allora lo interessava era se stesso. Nel 1980 è quindi ritornato nel Sud, a McClellanville, nel Sud Carolina (popolazione 400 ab.), dove ci ha passato 23 anni. Ha lavorato come falegname, pescatore professionale, grafico di pressa. In verità, ha vissuto principalmente usando un’eredità in costante diminuzione e grazie alle fatiche muliebri, mentre cercava di scrivere, faceva finta di scrivere, e a volte veramente scriveva. La maggior parte delle cose che ha scritto non sono sopravvissute. Nel 2003 si è spostato nuovamente a Nord, questa volta a Madison, nel Wisconsin, dove vive tuttora.
Savage si è dimostrato una delle fantasie più persistenti e fastidiose del Vecchio Topo.
(biografia estratta dal sito ufficiale di Sam Savage, ora anch’esso distrutto...!)
BUONO A SAPERSI...
Alcune battute divertenti e interessanti di Sam Savage, da una sua passata intervista:
Due anni prima di iniziare FIRMINO, scrissi una lunga storia in versi liberi e sparsi, tipo ballata comica. Poi persuasi mia sorella, l’artista Virginia Beverley, a illustrarla; inserimmo il tutto su Internet col titolo La vita criminale di Effie O. Ora è disponibile in volume tascabile. Effie O è stata la prima cosa che ho scritto dopo aver capito che non me ne fregava niente di niente. La scrissi per mia sorella, alla quale leggevo dei capitoli al telefono mentre li completavo, e per mia moglie Nora, che sapevo le piaceva, e poi per la gioia in sè.
Per ciò che riguarda l’ispirazione dei miei scritti, non pianifico mai un romanzo, non inizio con l’idea di una trama, tipo “storia di un topo letterato in una libreria di Boston”. Quando cominciai a scrivere FIRMINO non sapevo nemmeno che Firmino fosse un topo, né che fosse a Boston, né che fosse un romanzo. Se non sto mettendo giù una storia, mi siedo davanti alla macchina da scrivere (oppure ora, al computer) e armeggio senza una vera e propria idea, l’equivalente scrittorio di passeggiare a zonzo. Spesso non ne viene fuori nulla, ma non sempre. Riscrivo un paragrafo molte volte prima di passare al prossimo. Cerco di non pensare dove stia andando il tutto, per paura di sforzare la storia in una direzione prestabilita piuttosto che lasciarla emergere dalla scrittura stessa..
Per ciò che riguarda i miei impieghi, probabilmente ne ho avuti in una quantità maggiore di tanti altri, ma devo dire di aver passato più tempo seduto in poltrona a fare quello che spesso si descrive denigratoriamente come “fissare il vuoto”. Le ricchezze che tale attività (infatti è proprio una vera attività) produce non sono convertibili in moneta. Tra gli impieghi che invece mi hanno monetizzato, il mio preferito è stato lavorare come pescatore di granchi lungo la costa del Sud Carolina, dove ritornai dopo l’università. Per sei o sette ore al giorno, ero solo su una barca a navigare nei canali delle paludi, spesso senza veder anima dalla mattina alla sera. Quando spegnevo il fuoribordo per tirar su le reti, gli unici suoni che udivo erano gli uccelli, il vento, e l’acqua. Pensavo, e penso tuttora, di essere in quei momenti la persona più fortunata del mondo.
Di questi tempi, i miei piaceri sono piccoli e localizzati. Passeggio tra i laghi. Guardo dei video. Esco una o due volte alla settimana, per pranzare in qualche ristorantino. Leggo. I miei dispiaceri invece sono grandi e universali. Ho una riluttanza per i gerghi, specie quelli accademici. Sogno che un bel mattino tutte le auto della città non riusciranno a mettersi in moto. Mi dispero per guerre e carestie. Leggo le notizie in maniera ossessiva. Mi scaldo. Credo di farneticare.
...NUOVA INTERVISTA
Nell’inverno del 2007, Sam Savage ci ha dedicato un po’ di tempo per parlare dei suoi libri e autori preferiti, e dei suoi interessi:
Quale è stato il libro che ti ha più influenzato nella vita e nella carriera di scrittore?
Ci sono così tanti libri che mi hanno lasciato il segno, che non posso descriverli tutti. Ma ricordo il libro che mi ha fatto desiderare di esser scrittore. È stato Ritratto dell’artista da giovane di James Joyce. Avevo diciotto anni quando lo lessi. È stato il libro che mi ha reso conscio dello stile. Ricordo di aver letto la prima pagina e di esser rimasto strabiliato.
Quali sono i tuoi dieci libri preferiti, e cosa te li rende speciali?
Poiché ho un sacco di libri preferiti, questa lista di dieci, che include un storia breve e un libro di poesie, è in certo modo fatta a caso:
• Una solitudine troppo rumorosa di Bohumil Hrabal -- libro che parla di un bibliofilo in un mondo di bibliofobi.
• Aberrazione di stelle di Gilbert Sorrentino [americano di origine siciliana, poco tradotto in Italia] -- un magistrale scrittore si piega fino a spezzarsi il cuore.
• I Fratelli Karamazov di Fyodor Dostoevskij -- Quasi tutto quello che si deve sapere sull’anima.
• Il tamburo di latta di Günter Grass –- La demolizione di un’illusione.
• Anime morte di Nikolai Gogol –- Una grande opera di umor nero assurdista, espressività linguistica e vasta stravaganza.
• Memorie dal sottosuolo di Fyodor Dostoevskij –- Tutto quello che si deve sapere sull’anima che non sia già ne I Fratelli Karamazov.
• La Metamorfosi di Franz Kafka -- Per la sua visione dell’alterità come esilio.
• The Dreamsongs [Canti onirici] del poeta John Berryman [poco tradotto in Italia] -- Se Chaplin fosse stato un poeta suicidale...
• Far Tortuga [Tortuga Lontana] di Peter Matthiessen -- Una storia di mare allucinatoria, lavoro di rara e intensa bellezza.
• Auto-da-Fé di Elias Canetti -- Distruzione di una vita passata tra i libri.
Quali sono alcuni dei tuoi film preferiti, e cosa li rende indimenticabili per te?
Mi piacciono film con salti dell’immaginifico e caratteri fuori fase.
~L’arpa birmana
~Fino all'ultimo respiro
~Morgan matto da legare
~Tampopo
~La guerra lampo dei fratelli Marx [orig. Duck Soup]
~Splendore invisibile
Che tipi di musica preferisci? Ascolti un particolare tipo di musica mentre scrivi?
Perlopiù musica classica e jazz. Non ascolto mai musica mentre scrivo.
Se tu facessi parte di un gruppo tipo 'Club del Libro', cosa consiglieresti?
Alcuni dei romanzi di Graham Greene. La preoccupazione di Greene per l’ambiguità morale rende i suoi libri interessanti in conversazione, specialmente di questi tempi.
Quali sono i tuoi libri-regalo preferiti?
Spesso regalo biografie di personaggi che reputo interessanti per le persone alle quali li regalo, che avrebbero voluto conoscere insomma, forse perché penso sia più facile indovinare i gusti delle persone per le persone, piuttosto che i loro gusti per i libri, e forse anche perché le biografie sono cose da conservare, mentre le opere di fantasia spesso son fatte per farle circolare.
Hai dei particolari riti scrittorii? Per esempio, cosa hai sulla scrivania mentre scrivi?
Un computer. Una tazza di caffè o the. Devo essere completamente solo mentre scrivo. Non potrei immaginare di scrivere al bar.
Cosa stai preparando ora?
Un romanzo epistolare. La mia ambizione sarebbe di scrivere qualcosa di diverso da FIRMINO, ma mi pare che finirò per produrre un altro topo fregato.
Molti scrittori non hanno certo avuto storie di successi fulminei. Quanto ti ci è voluto per arrivare dove sei ora? Hai episodi di orrendi rifiuti o aneddoti ispirativi?
Mi ci è voluta tutta una vita adulta, circa 45 anni. Non ho pubblicato libri fino a 65 anni. Prima pubblicavo una poesia ogni tanto. Non ho ricevuto molte lettere di rifiuto, perché raramente mandavo qualcosa agli editori. O non terminavo una storia, o la buttavo via dopo averla terminata.
Se tu dovessi scegliere un nuovo scrittore “emergente”, chi sarebbe?
Spiacente, non te lo posso dire. Non so quasi nulla dei nuovi scrittori.
Che consigli daresti a scrittori che stanno aspettando di esser scoperti?
Beh, la mia esperienza non è certo un modello da seguire. Ma se uno deve attendere così a lungo, direi che sia importante ricordarsi che ciò che fai col tempo a tua disposizione, anche se non vieni mai pubblicato, non è peggio del golf. Se credi, come io finalmente ho creduto, che non avrai mai quella che la maggioranza chiama “carriera di scrittore”, ma nonostante ciò ti piace scrivere, allora fallo meglio che puoi e reputati fortunato.
Newspaper clipping: Isthmus Books Quarterly
Etichette: bilinguismo, Firmin (Firmino), letteratura, Sam Savage